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Riciclo e riuso dei materiali. Partiamo da qui per introdurre il lessico del non spreco, un concetto fondamentale per costruire un futuro più sostenibile. Non sprecare nel mondo dell’energia è un imperativo: ecco perché parliamo di riqualificazione energetica e di risparmio energetico.
Non sprecare energia ottimizzando i consumi delle nostre abitazioni è uno degli obiettivi che possiamo cercare di raggiungere nella nostra vita quotidiana, adottando semplicemente qualche piccolo accorgimento a partire dal nostro rapporto con il riscaldamento.
Anche nel nostro rapporto con gli oggetti di tutti i giorni il non sprecare è importante. Riciclo e riuso dei materiali ce lo insegnano. E, nonostante spesso li utilizziamo come sinonimi, indicano due pratiche differenti, seppur egualmente importanti. Riuso infatti significa utilizzare uno stesso oggetto o materiale con le stesse funzionalità che aveva in precedenza, mentre riciclo implica una vera e propria trasformazione di un oggetto o, ancor più, dei materiali che lo compongono, per renderli nuovamente utilizzabili con scopi e forme anche diversi rispetto a quelli originari.
Se in italiano questi sono i due nomi più impiegati, esistono nel mondo termini che indicano azioni ancor più specifiche e che è meglio conoscere per non farsi cogliere impreparati su riuso, riuso creativo e riciclo dei materiali. Da qui il dizionario minimo per spiegare come si può far rivivere un oggetto in tanti modi differenti.
È il concetto base del riutilizzo, quello da cui è iniziato tutto. Indica proprio l’azione di recuperare gli scarti, valorizzando i materiali di cui sono composti. La sua storia prende avvio con lo scoppio delle guerre mondiali e la conseguente necessità di non buttare nulla. Il consumismo degli anni Sessanta però non è propizio e il recycling resta un tema confinato a lungo nell’ambientalismo più stretto.
Tuttavia, con la crescita dei consumi e, di conseguenza, dei rifiuti le cose cambiano in fretta. Negli anni Settanta inizia un cambio di rotta e dai Novanta questo termine entra nel nostro quotidiano attraverso un’azione che facciamo ormai quasi inconsciamente tutti i giorni: la raccolta differenziata.
È al top del riciclo e riuso dei materiali. Questo termine significa impiegare materiali di scarto per creare oggetti di maggior valore, senza trasformazioni che implichino un consumo energetico.
Un esempio? Utilizzare il packaging di un alimento per creare delle borse o una botte di vino esausta per farne un mobile. Se dovessimo tradurlo in italiano, potremmo parlare di riuso creativo. Tuttavia il significato di upcycling va ancora oltre come dimostra la sua storia.
A fare per la prima volta upcycling su ampia scala è stata una nota marca di birra che negli anni Sessanta produsse una linea di bottiglie da riutilizzare come materiali da costruzione. L’idea non ebbe il successo che avrebbe meritato, ma anni dopo sarà identificata come il primo vero mattone di una nuova disciplina degli imballaggi riciclabili.
Non tutte le ciambelle escono col buco e in certi casi riciclare costa fatica, energia e il prodotto finale non sarà all’altezza di quello originario. Nonostante ciò resta un’azione virtuosa, anche se migliorabile, e fondamentale per il non spreco. Un esempio classico di downcycling è quello della carta riciclata, che è stata a lungo di qualità minore rispetto all’originaria (oggi non è più così) e soprattutto ha permesso al mondo di salvare una parte importante del suo patrimonio forestale.
È un’azione virtuosa, che nobilita la vecchia abitudine di riciclare, ad esempio, i regali indesiderati. Consiste sostanzialmente nel rimettere in circolazione, donandoli, oggetti che non hanno ancora esaurito il loro ciclo di vita anche se noi ormai non li utilizzeremo più. La parola fu coniata nel 2003 dall’americano Deron Beal che creò un vero e proprio network per agevolare questa pratica.
Esula leggermente dal riuso perché, in pratica, è un’azione che ci permette di non buttare. Non aggiunge nulla a quanto avevamo, diciamo che lo rende più bello.
È un termine preso in prestito dall’industria ferroviaria. Non un tagliando, ma molto di più. Consiste nella sostituzione delle parti meccaniche usurate o semplicemente vetuste con quelle nuove e più efficienti, riportando così il mezzo alle sue funzionalità originarie.
Se parliamo di riciclo e riuso dei materiali, soprattutto legati al mondo fotovoltaico, con revamping si descrive il processo che ci permette di prolungare la vita del nostro impianto e in qualche caso incrementare la produzione, lavorando su tutte le componenti, dai pannelli fino all’inverter.
Secondo la definizione di base consiste nell’aggiunta di nuove funzioni e tecnologie a un sistema vecchio per migliorare le prestazioni e prolungarne la vita. Nella pratica è diventato il riferimento per il mondo della riqualificazione energetica, dai veicoli a motore al profilo energetico di un’abitazione.
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